#cec081
Camminiamo una sera sul fianco di un colle,
in silenzio. Nell'ombra del tardo crepuscolo
mio cugino è un gigante vestito di bianco,
che si muove pacato, abbronzato nel volto,
taciturno. Tacere è la nostra virtù.
Qualche nostro antenato dev'essere stato ben solo
- un grand'uomo tra idioti o un povero folle -
per insegnare ai suoi tanto silenzio.
Mio cugino ha parlato stasera. Mi ha chiesto
se salivo con lui: dalla vetta si scorge
nelle notti serene il riflesso del faro
lontano, di Torino. "Tu che abiti a Torino..."
mi ha detto " ...ma hai ragione. La vita va vissuta
lontano dal paese: si profitta e si gode,
e poi, quando si torna, come me a quarant'anni,
si trova tutto nuovo. Le Langhe non si perdono".
Tutto questo mi ha detto e non parla italiano,
ma adopera lento il dialetto, che, come le pietre
di questo stesso colle, è scabro tanto
che vent'anni di idiomi e di oceani diversi
non gliel'hanno scalfito. E cammina per l'erta
con lo sguardo raccolto che ho visto, bambino,
usare ai contadini un poco stanchi.
Vent'anni è stato in giro per il mondo.
Se n'andò ch'io ero ancora un bambino portato da donne,
e lo dissero morto. Sentii poi parlarne
da donne, come in favola, talvolta;
ma gli uomini, più gravi, lo scordarono.
Un inverno a mio padre già morto arrivò un cartoncino
con un gran francobollo verdastro di navi in un porto
e augurî di buona vendemmia. Fu un grande stupore,
ma il bambino cresciuto spiegò avidamente
che il biglietto veniva da un'isola detta Tasmania
circondata da un mare più azzurro, feroce di squali,
nel Pacifico, a sud dell'Australia. E aggiunse che certo
il cugino pescava le perle. E staccò il francobollo.
Tutti diedero un loro parere, ma tutti conclusero
che, se non era morto, morirebbe.
Poi scordarono tutti e passò molto tempo.
Oh da quando ho giocato ai pirati malesi,
quanto tempo è trascorso. E dall'ultima volta
che son sceso a bagnarmi in un punto mortale
e ho inseguito un compagno di giochi su un albero
spaccandone i bei rami e ho rotto la testa
a un rivale e sono stato picchiato,
quanta vita è trascorsa. Altri giorni, altri giochi,
altri squassi del sangue dinanzi a rivali
più elusivi: i pensieri ed i sogni.
La città mi ha insegnato infinite paure:
una folla, una strada mi han fatto tremare,
un pensiero talvolta, spiato su un viso.
Sento ancora negli occhi la luce beffarda
dei lampioni a migliaia sul gran scalpiccìo.
Mio cugino è tornato, finita la guerra,
gigantesco, tra i pochi. E aveva denaro.
I parenti dicevano piano: "Fra un anno, a dir molto,
se li è mangiati tutti e torna in giro.
I disperati muoiono così".
Mio cugino ha una faccia recisa. Comprò un pianterreno
nel paese e ci fece riuscire un garage di cemento
con dinanzi fiammante la pila per dar la benzina
e sul ponte ben grossa alla curva una targa-réclame.
Poi ci mise un meccanico dentro a ricevere i soldi
e lui girò tutte le Langhe fumando.
S'era intanto sposato, in paese. Pigliò una ragazza
esile e bionda come le straniere
che avevo certo un giorno incontrato nel mondo.
Ma uscì ancora da solo. Vestito di bianco,
con le mani alla schiena e il volto abbronzato,
al mattino batteva le fiere e con aria sorniona
contrattava i cavalli. Spiegò poi a me,
quando fallì il disegno, che il suo piano
era stato di togliere tutte le bestie alla valle
e obbligare la gente a comprargli i motori.
"Ma la bestia" diceva "più grossa di tutte,
sono stato io a pensarlo. Dovevo sapere
che qui buoi e persone son tutta una razza".
Camminiamo da più di mezz'ora. La vetta è vicina,
sempre aumenta d'intorno il frusciare e il fischiare del vento.
Mio cugino si ferma d'un tratto e si volge: "Quest'anno
scrivo sul manifesto: - Santo Stefano
è sempre stato il primo nelle feste
della valle di Belbo - e che la dicano
quei di Canelli". Poi riprende l'erta.
Un profumo di terra e di vento ci avvolge nel buio,
qualche lume in distanza: cascine, automobili
che si sentono appena; e io penso alla forza
che mi ha reso quest'uomo, strappandolo al mare,
alle terre lontane, al silenzio che dura.
Mio cugino non parla dei viaggi compiuti.
Dice asciutto che è stato in quel luogo e in quell'altro
e pensa ai suoi motori.
Solo un sogno
gli è rimasto nel sangue: ha incrociato una volta,
da fuochista su un legno olandese da pesca, il Cetaceo,
e ha veduto volare i ramponi pesanti nel sole,
ha veduto fuggire balene tra schiume di sangue
e inseguirle e innalzarsi le code e lottare alla lancia.
Me le accenna talvolte.
Ma quando gli dico
ch'egli è tra i fortunati che han visto l'aurora
sulle isole più belle della terra,
al ricordo sorride e risponde che il sole
si levava che il giorno era vecchio per loro.
Ho la passione della poesia, ci provo. Cose intime. “Pieta’,pieta’!
Pieta’ per un confuso paladino di piaceri e liberta’.
Che si impone flagelli di peccato .
Sbaglio nel dirmi peccatore e santo
ma serve per crearti come un angelo che guida la mia via tra mille errori.
Anch’io sono un costone di granito scavato, eroso da troppo compianto
E il sale che si incrosta non riluce.
Chiedo pieta’ perche’ son senza voce ,
e senza voce e’ il mio spezzarti invano.
Ascolto anche molta musica e mi diverto a cercare artisti nuovi di tanti generi diversi e la cosa che mi diverte piu’ in assoluto e’ creare playlist.
Piu’ che parlare mi piace ascoltare le persone. Tutte le interazioni umane avvengono tramite uno scambio di energie. Energie fisiche e psichiche che si mescolano tra loro e danno vita ai nostri pensieri,alle nostre azioni e alle nostre impressioni.
#c5b362
The Video#d79c4e
The Video«Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio.
E’ Lui che scrive.
E’ Lui che pensa.
E’ Lui che decide.
Lo ripeto: non sono che
una piccola matita.»
Santa Teresa di Calcutta
In questo secolo viene prima l’io e poi l’altro. I giovani secondo me hanno bisogno di essere amati e ascoltati. Mi ricordo ancora quando durante una cena, un sacerdote prendeva sempre la razione di cibo piu’ piccola e per ultimo. O ancora ricordo quando un professore universitario continuava a ripetere alla propria figlia che non importava se tornava a casa con il ragazzo o la ragazza. A lui importava che tornasse la sera in orario.
Sul tema della sessualita’ invece ci sono ancora oggi, tanti omofobi che non accettano l’altro. Forse perche’ avranno provato qualcosa verso l’altro… e’ per questo che forse hanno “paura”?
#e8ce6f
“Quando la vita ti viene a trovare”.
Finche’ stai a casa non ti rendi conto di quanto complessa possa essere la vita e di quanto complesse possano essere le relazioni, e te ne accorgi vivendo con altre personalità diverse. Riguardo ciò mi sento schiacciato e penso che se volessi potrei fuggire, ma dove se non da dove sono partito, ovvero da casa mia?
cerco rifugio nella lettura, nella musica ma noto che non mi sento accolto del tutto. La soluzione più ovvia sarebbe quella di togliersi la vita, come fece il vecchio verter e non nascondo che ci ho provato diverse volte. La fede in questo mi ha aiutato in parte.
Sto cercando di capire in che posto collocarmi, di inquadrarmi, di capire chi sono, come devo pormi di fronte agli occhi degli altri. Sento il bisogno di diventare qualcun altro ma mi trovo in uno stato di totale incapacità.
#bb8217
DIFFERENZIATI DALLA MASSA
Non limitarti. Punta sempre in alto!
IDEAS ARE BULLETPROOF
«Il fine giustifica i mezzi»
-Niccolò Machiavelli
Sono viterbese, quindi laziale. Politicamente sono schierato a destra e se dobbiamo entrare piu’ in profondita’ mi rispecchio molto nel libro del machiavelli: “il principe”. Il fine giustifica i mezzi. Non sono un gran professante della religione cattolica ma a dio do sempre un’ultima possibilita’ per manifestarsi nella mia vita. Questo rispecchia il mio essere, il mio ego. Penso che nella vita bisogna riuscire ad aspettare.